"Non piantate un coltello nella schiena del presidente": JD Vance invita Elon Musk a tornare al MAGA; spera che la faida si raffreddi

Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance spera che l'ex capo del Dipartimento per l'efficienza governativa, Elon Musk, torni a far parte del movimento MAGA (Make America Great Again, coniato dal presidente Donald Trump) entro le elezioni di medio termine e ha affermato che se si è patriottici, non si cercherà di conficcare il coltello nella schiena del presidente. Durante un'intervista, JD Vance ha commentato il rapporto teso tra Trump e Musk da quando il primo ha presentato il "Big Beautiful Bill". "Ovviamente ha un rapporto complicato in questo momento con la Casa Bianca di Trump. La mia argomentazione a Elon è: non starai a sinistra, giusto? Anche se lo volessi. E lui non lo vuole. Non ti rivorranno. Quella, quella, quella nave è salpata. E quindi penso davvero che sia un errore da parte sua cercare di staccarsi dal presidente. Quindi la mia speranza è che entro le elezioni di medio termine, sia in qualche modo tornato all'ovile", ha detto Vance. Scherzando, Vance ha detto che forse Musk non avrebbe risposto alla sua chiamata. Ma pochi secondi dopo ha detto che stava scherzando e ha aggiunto che il dramma degli ultimi due mesi tra il capo di Tesla e Trump alla Casa Bianca è ancora in corso e spera che la situazione si calmi. Vance ha anche affermato che Musk ha aiutato i repubblicani a vincere le elezioni. Ricordando le dichiarazioni del presidente, ha aggiunto che Trump ha persino affermato che è tutta colpa della frustrazione di Musk. "Il mio atteggiamento è quello di cercare di essere piuttosto deciso su queste cose. Se sei patriottico, non cerchi di piantare il coltello nella schiena del presidente, non cerchi di tradire il movimento. Non mi interessano questi piccoli disaccordi e questioni. Dobbiamo vincere insieme a tutto il movimento. Ed è questo l'atteggiamento che cerco di adottare", ha aggiunto. Questa escalation è scoppiata dopo che Musk ha criticato aspramente il disegno di legge di Trump su spesa e tasse, una misura che ha smantellato gli incentivi per l'energia pulita e i sussidi ai veicoli elettrici. Per Musk, il cui impero si regge sui sogni di veicoli elettrici, sul futuro delle batterie e su ingenti contratti federali, il disegno di legge è stato un tradimento tramite foglio di calcolo. Trump ha replicato con la sua consueta minaccia, insinuando che SpaceX, Tesla e Starlink esistano solo grazie alla generosità di Washington. "Senza sussidi", ha detto, "Elon probabilmente dovrebbe chiudere bottega e tornare a casa, in Sudafrica". Come se la faida avesse bisogno di più energia da reality show, Steve Bannon è intervenuto, definendo Musk un "alieno pericoloso" e accennando alla nazionalizzazione di SpaceX per "proteggere gli interessi americani". Per Bannon, che vede il mondo attraverso la lente di un assedio di civiltà, Musk non è un eroico innovatore immigrato: è un cavallo di Troia tecno-libertario che mina l'economia nazionalista. Musk ha risposto all'istante, definendo Bannon "un traditore della ragione", e ha resuscitato il suo provocatorio "America Party" per sfidare la vecchia guardia repubblicana. Sa che nell'era digitale, controllare piattaforme come X è più potente che controllare Fox News. La sua minaccia non era una vana spavalderia; era un segnale ai tecnocrati, ai fanatici delle criptovalute, agli ingegneri suburbani e ai libertari della Silicon Valley che poteva organizzare un'insurrezione ideologica contro il populismo trumpiano.